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Parco Naturale Regionale del Vulture

-IL Parco Naturale Regionale  Del Vulture fu primariamente individuato all’art.10 comma 1 lettera a punto 2, della Legge Regionale 28/1994 come Vulture-S.Croce-Bosco Grande in seguito modificato dall’art. 2 della  L.R. 12 del 22 Febbraio 2005, che prevede una nuova individuazione e sostituisce il punto 2 con i seguenti: 2) Vulture- Grotticelle 
2 bis) Santa Croce- Montagna di Muro Lucano 2 ter) Bosco Grande.

- Lo studio scientifico che giustificava l’istituzione del Parco del Vulture risale al 2001 e fu affidato al DITEC dell’Università di Basilicata e prevedeva di coinvolgere 16 Comuni della regione Basilicata: Atella, Avigliano, Balvano, Barile, bella, Castelgrande, Filiano Forenza, Ginestra, Melfi, Muro Lucano, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele. 
In seguito ai risultati di quello studio, fu indetta una  una  prima conferenza di servizi per un  “parco allargato” nel 2003, ma la conferenza si chiuse senza successo.

-Il  21 novembre 2005 fu indetta una nuova conferenza di servizi che coinvolgeva solo 5 comuni, successivamente il Dipartimento Ambiente si  attivò  per riconvocare la Conferenza di servizi con i comuni dell’area interessati al fine di ottenere la massima partecipazione possibile e la condivisione delle scelte programmate.

-il 13 marzo 2006, si tenne una  convocazione informale durante la quale le amministrazioni esprimevano la volontà di partecipare ad un parco a 9, si stabilì  la possibilità di riperimetrare il parco con  9 comuni con la partecipazione attiva della Provincia di Potenza.

-Una nuova perimetrazione richiedeva il parere del Comitato Scientifico Regionale per l'Ambiente, che fu convocato il 19 giugno 2006. Il CSRA espresse parere favorevole ad una perimetrazione del parco a 9 comuni, fu indetta una nuova Conferenza di Servizio che si svolse in sei sedute e si  concluse il 14 febbraio 2007,  esprimendo la propria positiva determinazione alla istituzione del Parco Naturale Regionale del Vulture.  La Giunta Regionale approvò  il Disegno di legge istitutivo del Parco Naturale Regionale del Vulture con D.G.R.  1015 del 24 luglio 2007. L’iter si bloccò in III Commissione Consiliare dove alcuni  sindaci in audizione,  a causa di una protesta da parte dei cacciatori, chiesero di non procedere. 

-Nel 2014  l’Associazione Ambientalista Legambiente e il Presidente dell’Area Programma Vulture Alto Bradano riproponevano l’istituzione del Parco Regionale Naturale del Vulture in seguito ad un sentito riscontro positivo con le popolazioni locali.

La D.G.R.1015/2007 risultò non essere più valida, pertanto si ripresentò la necessità di rivedere il DDL e di ripartire da un nuovo iter procedurale.Con determina dirigenziale  del 05/02/2015 fu indetta  una ulteriore  Conferenza di Servizi con le amministrazioni locali che sarebbero entrate a far parte del area naturale protetta: Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in vulture Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele. La Conferenza  dopo 7 riunioni si chiuse il 02/07/2015 con la costatazione che la volontà comune dei partecipanti era quella di aderire all’istituendo Parco del Vulture e di condividere la bozza di DDL e la relativa proposta di perimetrazione.

 

-Il 15 febbraio 2016 fu approvata la Delibera di Giunta Regionale con n.129  “Approvazione di istituzione del Parco Regionale Naturale del Vulture ” inoltrata al Consiglio Regionale per gli adempimenti di competenza.  In Consiglio regionale il DDL e la Perimetrazione sono state  analizzate dalle Commissioni consiliari competenti per materia: III Commissione, II Commissione e IV Commissione, in tutte le commissioni sono stati auditi: sindaci, associazioni ambientaliste e portatori di interesse.

 

-Il 07 novembre 2017 è stato approvato dal Consiglio Regionale il DDL di istituzione del

"Parco Regionale Naturale del Vulture"

Iter Creazione Parco

EVENTO

Parco del Vulture video

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Pietrantuono su PARCO REGIONALE VULTURE - Radio Kolbe di Melfi

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Istituito il Parco Naturale Regionale del  Vulture

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Parco naturale regionale del Vulture

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Il territorio

Il territorio

Il Vulture si erge imponente in un'area pianeggiante, nonostante le sue cime non siano particolarmente elevate.

E' il protagonista primigenio delle vicende geografiche, botaniche, zoologiche, antropologiche a cui è andato incontro l'ambiente naturale circostante.

L'intero massiccio del Vulture, riconosciuto di notevole interesse geologico e geomorfologico, per la sua conservazione è stato inserito dall'ISPRA nell'Inventario Nazionale dei Geositi. Solo la parte più interna di esso, però, costituisce la Zona speciale di Conservazione "Monte Vulture": esso comprende i laghi, formatisi nell'originario cratere, la caldera, completamente rimboschita e la parte sommitale del cono vulcanico, collocandosi nei territori comunali di Atella, Rionero in Vulture e, per la parte apicale, Melfi.

Il sito ingloba interamente la Riserva Naturale Regionale Lago Piccolo di Monticchio . A pochissima distanza dalla ZSC Monte Vulture, lungo la propaggine collinare del sistema montuoso del Vulture, ai confini con la regione Campania, nei comuni di Rionero e Atella, è collocato la ZSC Grotticelle di Monticchio : esso comprende la Riserva Naturale Statale Orientata Grotticelle , istituita nel 1971 per proteggere l'habitat della falena Acanthobrahmaea europaea, primo esempio al mondo di area protetta realizzata per la salvaguardia di un lepidottero. Grotticelle è fondamentalmente una collina, estesa tra il Vallone Ciraso e il Vallone Refezzella, che ospita sulla sommità i ruderi del Castello di Monticchio. In essa affiorano diversi litotipi, sostanzialmente argille marnose di colore rosso-verdastro e grigio, in assetto caotico e intensamente deformate, anche in vistosi fenomeni calanchiferi.

La propaggine sud della ZSC si sovrappone a parte di un'estesa Important Bird Area (Iba), la Fiumara di Atella.

Il Paesaggio Vivente

Il Paesaggio Vivente

L’ambiente acustico naturale è un composito scenario costituito da fattori fisici, come il vento e l’acqua in movimento, e da fattori biologici, riferibili essenzialmente agli animali, alle loro impronte sonore, alle loro modulazioni stagionali e giornaliere. Il tambureggiamento dei picchi con i becchi sui tronchi, lo sbattere delle ali di una gallinella in avvio di volo sull’acqua, lo sciacquettio prodotto dal bagno di un mammifero, o il trillo o il canto gorgheggiante, aspro o stridente dei volatili, che nei fitti boschi e foreste è ancor più insistente, contribuiscono a definire l’identità di un ambiente, sono indicatori di precisi momenti biologici e delle condizioni di salute, specialmente dell’avifauna.

I suoni dell’acqua come quelli degli animali concorrono a rendere unica la vita negli ambienti naturali del Vulture.I canti, come ogni suono prodotto dalla fauna,divengono la connotazione principale del paesaggio sensoriale notturno. Il buio esalta spontaneamente non solo ogni sonorità, ma anche tutto ciò che nell’aria trova il modo per espandersi, come gli odori. Una fragranza di complessi semiochimici, dei quali l’uomo non ha un’immediata percezione. Essi sono il risultato di una evoluzione finalizzata alla comunicazione tra le specie ed entro le specie, sia vegetali sia
animali. Sono messaggi indispensabili per meglio regolare e sincronizzare i comportamenti e garantire la vita.

 

Un paesaggio sensoriale che dal Miocene, ad esempio, consente alla falena Acanthobrahmaea europaea di riconoscere l’altro sesso e di andarvi incontro, di riconoscere le sue piante nutrici per potervi deporre le uova, ma anche gli anfratti del suolo a cui affidarsi da crisalide per oltre nove mesi, senza distrazioni, facendo del buio la sua luce. Il buio perciò va protetto per evitare disorientamenti alla fauna prodotti dalle luci artificiali (SPICCIARELLI, 2011b).
Il chiarore diurno, invece, può divenire uno speciale bioindicatore nella caldera. Con l’autunno,
ad esempio, negli ambienti lacustri di Monticchio la riduzione delle temperature è mitigata dalle masse d’acqua dei due laghi, più lente a raffreddarsi. Anche la cortina di rilievi intorno ai laghi tiene al riparo la vegetazione da venti forti e freddi. Tali condizioni permettono alle foglie di rimanere più a lungo sulla pianta prima di cadere. Un ritardo che favorisce una colorazione esaltante del fogliame che diviene ancor più forte con l’umidità antelucana. La cromia si manifesta chiaramente col sole alto, e rende efficacemente la biodiversità della comunità vegetale.

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